VITTIME

QUARTA PARTE

 

INFERNI PERSONALI

 

Di

Igor Della Libera

 

 

 

 

L'impatto con la parete fu durissimo. Il jet pack protesse la schiena dell'Averla, ma il il dolore fu terribile e lo sentì fino al midollo.

Maddicks cadde in avanti, in ginocchio, mentre uno dei baroni sangue avanzava verso di lui. Le ali erano state ritratte e la punta d'osso rigava il pavimento.

Era come un'unghia sulla lavagna, un suono costante che nel cervello squassato del mercenario risuonava amplificato. La sofferenza toglieva lucidità ai suoi pensieri. Doveva reagire. Non sapeva se il morso di quella cosa l'avrebbe tramutato in uno degli sgherri con canini di Barbie, o se semplicemente quei denti aguzzi gli avrebbero strappato la carne dal collo e sarebbe morto affogato nel suo stesso sangue.

Preferiva la seconda ipotesi perché l'idea di tornare al servizio di quel nazista era peggiore di mille morti.

Moon Knight lo guardò con la coda dell'occhio, non poteva aiutarlo. Barbie era su di lui e la cura a base di DNA di super vampiro aveva prodotto effetti miracolosi. Riusciva ad evitare ogni attacco con il paletto e già in due occasioni aveva affondato i colpi. Fortunatamente il kevlar del costume aveva retto e ora i due si guardavano. Occhi negli occhi, prima di un altro round. Barbie si leccò le unghie affilate come pugnali.

-In qualche angolo della tua testa pensi ancora che Maddicks sia il tuo comandante. Lo vuoi aiutare non è vero? Il cameratismo è qualcosa che rimane addosso e non basta che tu sia diventato il buono e lui abbia continuato a fare il cattivo per farti dimenticare le vecchie abitudini.

-Se la caverà, l'ha sempre fatto.- fu la risposta secca del cavaliere lunare.

-Quando ci siamo conosciuti in Bolivia e voi lavoravate per il dittatore locale e quindi per me, non ho mai pensato nemmeno per un istante che la vostra fedeltà andasse a qualcosa di diverso dai dollari che vi finivano in tasca.

-A proposito di abitudini tedesco non hai perso la tua per le chiacchiere.

L'ombra del vampiro coprì Maddicks. Il mercenario si accorse però che la creatura si era bloccata. Un ultimo sguardo alla preda prima di ucciderla?

Non era così. Il demone delle lacrime aveva lasciato il suo scontro ed era andato in suo aiuto.

Al demone bastò un colpo secco di spada per privare l'essere delle sue ali. Il barone sprizzava sangue nerastro dalle spalle e si voltò solo per vedere negli occhi di pipistrello la punta della lama prima che questa gli trapassasse la gola.

Maddicks si trovò sporco di quel sangue simile a petrolio rosso e fu contento che non fosse il suo. Il demone lo aiutò a rimettersi in piedi prima di tornare ad affrontare gli altri mostri.

Barbie aveva assistito alla scena. Nemmeno la pelle liscia del suo volto e gli occhi tornati di un azzurro ariano come quando era giovane, riuscirono a mascherare la sua paura. Il demone delle lacrime si sarebbe sbarazzato presto delle sue creature.

-Non dai più aria alla bocca nazista. La vedi la tipa con la spada. E' qui per te. Sta aspettando da tempo questo momento. Lei incarna il dolore e il desiderio di vendetta di tutte le tue vittime. Visto che ti sei dato tanto da fare negli anni, puoi immaginare come saranno gli interessi.

Moon Knight sfruttò quel momento per cercare il suo cuore con il paletto, ma Barbie ripresosi dall'impasse lo colpì al braccio disarmandolo e poi con la mano che scattò come una tagliola lo prese per la gola.

Moon Knight si trovò sollevato da terra e sperò che il collo rinforzato del costume reggesse l'impatto puntuto delle unghie del nazista.

-Sai Spector hai superato le mie previsioni, mai avrei immaginato che un uomo devoto solo al suo portafoglio potesse abbracciare una causa diversa. Questo volevo dirti: sei cambiato, peccato che il tuo percorso di redenzione finisca qua.

Moon Knight, mentre Barbie parlava, allungò una mano verso la cintura. Aveva ancora qualche trucchetto in serbo per lui. Quando azionò la luce flash per un attimo sembrò che il vampiro resistesse all'onda luccicante e improvvisa, ma poi questa lo ricacciò indietro costringendolo a perdere la presa sull'eroe. Ancora accecato dal bagliore intenso non vide arrivargli contro il diretto di Moon Knight, né si accorse dell'altro pugno che lo raggiunse allo stomaco.

-La mia strada è ancora lunga. Devo ringraziare quelli come te se ho iniziato ad indossare questo costume.

Barbie rotolò di lato e si rimise in piedi.

-Risparmiami la favoletta del male contro il bene. Non mi sono mai piaciuti i concetti assoluti.

-Te ne racconterò un altra, parla di un uomo che pensava di dover morire...- Moon Knight schivò un colpo di Barbie e poi armato del suo falcetto andò a strappargli alcuni dei suoi gradi dalla divisa. Questi caddero in terra e per Barbie fu come perdere una parte di se.

-Sarei morto sapendo che nella vita non avevo fatto altro che errori, che ero sempre stato dalla parte sbagliata. Qualcuno però mi diede una seconda possibilità e ora capisco perché l'ha fatto.

-Interessante.- biascicò Klaus ancora intontito e per questo incapace di reagire prontamente – lo stesso è successo a me. Anche io ho avuto una seconda possibilità. Come vedi il bene per uno è il male per un altro. E' tutto relativo.

-Per me no.- gridò Moon Knight. Si rendeva conto di non essere mai stato così arrabbiato. Lui sapeva che tutta quella furia non era rivolta solo a Barbie. Gran parte di quella rabbia era destinata a se stesso.

Maddicks aveva osservato la scena, ma aveva deciso di dare sostegno al demone delle lacrime. Era lei che doveva avere la vendetta. Sapeva che Moon Knight stava solo tenendo in caldo il piatto.

All'inizio arrancava ancora. Lo faceva mentre testava i laser sperando che funzionassero. Lentamente, ad ogni passo ricacciava sempre più in profondità il dolore. Prima lo sentiva più forte perché la sua mente non aveva trovato le contromisure.

Adesso i pensieri tornavano a focalizzarsi sull'obiettivo e fu come se non fosse stato lanciato contro il muro del bunker. I baroni che circondavano il demone si accorsero di lui, ma l'Averla era tornata assassina e nessuno, ne uomo, ne succhia sangue poteva fermarla.

Moon Knight incalzava Barbie verso la parete non dandogli via di scampo. Sapeva che l'effetto di quella luce non sarebbe durato ancora molto, ma in quei minuti che rimanevano voleva spingerlo a d abbandonare la sua calcolata freddezza perché per battere un uomo simile bisognava fargli perdere il controllo.

-Maledetto, quando mi sarò ripreso ti strapperò le viscere.

-Tutto qui Barbie? Mi aspettavo di più.- il falcetto era preciso nel togliere alla divisa ogni segno distintivo, i gradi erano caduti e così i bottoni dorati.

Il demone e Maddicks erano una strana coppia. La prima con le sue armi fatte di lacrime il secondo a sperare che i laser non facessero i capricci.

Prima della ROXXON OIL non si sarebbe mai affidato esclusivamente solo alla tecnologia. Come mercenario era altrettanto letale con e senza il fucile. Gli anni come Averla l'avevano rammollito, ma in quel momento vedendo che il meccanismo di sparo si era bloccato del tutto tornò fuori il vecchio Maddicks.

Il vampiro era grosso, ma impacciato.

L'ibrido non era ancora in grado di padroneggiare del tutto il nuovo corpo. Il barone si trovò addosso un mostro peggiore di lui. Maddicks non si fermò fino a quando i suoi guanti artigliati non erano (furono) completamente dentro la faccia del vampiro divenuta una poltiglia indistinta.

Il demone lo vide stare sopra all'essere e tirare per alcuni minuti, scavare nel suo petto. Alla fine riuscì a strappargli il cuore anche se non del tutto. I muscoli lo ancoravano ancora allo squarcio nella cassa toracica e tornò indietro come legato ad un elastico schizzandogli il viso di sangue nero.

-E' molto più facile nei film.- disse riprendendo fiato.

-Lo vedi Barbie, il demone delle lacrime ha finito con le tue creature. Quegli infelici sono stati le tue ultime vittime. Adesso sta venendo da te.

Era proprio così, ma Klaus non era tipo da arrendersi, finora era sempre riuscito a scappare al suo passato. Barbie si trovò a ridosso del suo trono.

In terra c'era ancora il calice di vino. Vide il demone e Maddicks profilarsi dietro Moon Knight.

-Se impedirai a quell'essere di uccidermi ti dirò molte cose sull'Hydra, sui suoi piani.- non aveva intenzione di farlo, gli serviva uno spiraglio, un momento di disattenzione per passare all'ultimo disperato piano.

-Il solito Barbie anche da vampiro sei pronto a tradire. Prima è stato il Fuhrer adesso quei pazzi dell' Hydra.

-L'Hydra mi ha dato la vita eterna.

-Allora ti farà ancora più male perderla. Non sei più un vecchio che contava i giorni che lo separavano dalla tomba. Se lo fossi accetteresti la morte con più serenità. Invece ti strapperemo la tua dannata eternità insieme alla tua divisa di sangue.

-Non ancora eroe, non ancora.

Non poteva aspettarsi una ripresa così fulminea. Non ebbe il tempo di evitare l'attacco. Barbie scattò contro di lui e in pochi secondi lo prese per un braccio e in una manciata di altri lo bloccò premendogli il suo contro il collo.

-Fermi e gettate le armi.- disse rivolto a Maddcks e al Demone. Nessuno di loro ubbidì. Moon Knight con la voce che si sfilacciava li ammonì.

-Non fatelo. Non importa cosa può succedermi finitela con questo bastardo una volta per tutte.

-Dici così perché ti credi superiore.- riprese Barbie vedendo che i due non si muovevano, aspettavano la sua mossa prima di fare la loro.

-Lo sappiamo entrambi che non sei così diverso da me e per dimostrartelo di farò dono del mio potere.

Spector sentì il tessuto della maschera lacerarsi all'altezza della bocca. Le unghie affilate di Barbie avevano superato la resistenza del kevlar. Sotto gli occhi di Maddicks il nazista affondò i suoi canini nel polso e lasciò che il liquido iniziasse ad uscire.

Poi avvicinò quella fonte di male alla bocca di Moon Knight che serrò le labbra nauseato dall'odore e dall'impatto viscido del sangue sulla pelle.

-Non sarai come quegli ibridi, sarai il mio successore. Lo sai in Bolivia la tua glaciale freddezza mentre io mi divertivo con le spie e i ribelli, mi spingeva quasi a dire che saresti stato un ottimo figlio per me. Adesso lo diventerai. Sarai sangue del mio sangue.

Le due lacrime di giada che erano gli occhi del Demone brillarono. Tra le mani ricomparve la spada e intorno alla sua lama si avvilupparono le energie delle anime come un tornado spuntato all'improvviso.

Maddicks intuì troppo tardi qual'era l'intenzione del Demone e il suo “noooo” fece da colonna sonora alla corsa della donna con la spada puntata verso il petto di Moon Knight e al momento in cui la lama lo trafisse, passando oltre per fermarsi dentro il corpo di Barbie.

Maddicks gridò.

-Cosa hai fatto?

-Ho compiuto il mio destino, quello voluto dalla maschera.- disse e sembrò che non fosse il demone a parlare, ma Concita.

Moon Knight guardò in basso la spada piantata dentro di lui.

Non sentiva dolore. Barbie invece dopo un attimo di assoluto silenzio lasciò Moon Knight e spingendosi indietro si sfilò dalla lama. Nemmeno su di lui c'era sangue. Non capiva.

Portò le mani nel punto dove l'arma era entrata e quando le ritrasse le vide cosparse di azzurro. Un' energia intensa che dai suoi arti risalì folle verso il viso ed entrò con forza nei suoi occhi. Iniziò a gridare mentre Moon Knight si rialzò sempre con la spada che gli passava attraverso. Solo quando fu in piedi questa scomparve.

Il Demone aveva lo sguardo fisso sulle convulsioni del Nazista. Era dilaniato dall'interno e gridava nomi come insulti rabbiosi.

Maddicks azzardò.

-Sono quelli delle sue vittime. Vorrei tanto essere nella testa di quel verme per vedere con i suoi occhi. Deve essere un bello spettacolo.

Il Demone appoggiò le mani sulla schiena di entrambi e creò un vincolo con le anime che stavano distruggendo Barbie.

Seguirono scene di puro orrore con Barbie che pativa le pene che aveva inflitto. Nessuno però era disgustato o provava pietà. Non poteva essercene per un uomo che aveva commesso simili atrocità.

Quella era la vendetta più giusta. Lo videro prima nelle sua stanzetta degli interrogatori a Lione in Francia dove era a capo di un distaccamento di Nazisti che doveva scoprire il più possibile sui movimenti dei partigiani francesi per poi reprimere nel sangue la loro organizzazione.

Ma in quel buco umido dove c'era un tavolo e una sedia non entrò un capo della milizia ribelle ma una bambina di 12 anni. Barbie al tempo conduceva gli interrogatori con il suo gatto accarezzandolo, grattandogli la testa mentre davanti a lui la gente soffriva.

Aveva il sorriso tagliente come un rasoio ma il viso giovane ben curato e l'animale spingevano quasi a credere che fosse uno dei meno cattivi. Appena entrata, la bambina fu fatta sedere e poi senza preavviso tenendo ancora in braccio il gatto, Barbie la colpì al viso con il dorso della mano. Cadde dalla sedia piangendo. Moon Knight guardava, ma non poteva intervenire non ce n'era bisogno. Barbie non era più contro esseri indifesi.

La bambina che nella realtà aveva sofferto per giorni prima di morire si alzò. Bloccò il secondo colpo e lanciò Barbie contro il muro. Scioccato si vide addosso la giovane che mulinava quella stessa mazza di ferro che usava per incrinare le costole dei prigionieri nel modo più doloroso possibile. Il muro si riempì con il sangue di Barbie che gridava, gridava e le sue urla erano attenuate solo dai colpi sordi e ripetitivi che gli piovevano addosso.

La scena cambiò. Maddicks sapeva che era solo una proiezione eppure sentiva il freddo portato dal vento gelido. Spazzava la stazione e i grossi treni fermi sui binari. La fila di persone con la stella di David cucita sul petto non lasciavano spazio a dubbi.

Quello era uno dei convogli della morte. Camminavano spinti dai soldati verso le entrate di quei carri bestiame mascherati da vagoni. Maddicks rimase in disparte fino a quando non riconobbe la voce di Barbie. Si voltò per vederlo parlare con uno dei suoi uomini. Indicava una ragazza in una delle file di disperati. Il soldato andò da lei e la tirò fuori dalla marcia degli uomini morti. La portò da Barbie. Anche se gli abiti erano sporchi i capelli arruffati manteneva una bellezza pura. Rischiarava quel grigio pomeriggio di disperazione. Barbie le disse qualcosa e la vide sorridere.

Maddicks non poteva credere ad un gesto benevolo da parte di quel mostro. Si aspettava il peggio ma quello che accadde non si poteva immaginare.

Un uomo venne mandato verso la giovane, lo chiamò papà e corse da lui allargando le braccia. Prima di poterlo fare però uno sparo detonò nell'aria. L'uomo si accasciò in terra e vi rimase con un fiore rosso che si allargava sulla nuca. Barbie rideva a crepapelle. Il soldato non permise alla figlia nemmeno di toccare il padre morto davanti ai suoi occhi. Barbie le aveva strappato tutto e l'aveva fatto in pochi istanti con la sua luger che ancora calda era tornata nella fondina. La realtà avrebbe raccontato solo altro tormento e deportazione per la giovane che sopravvisse ai campi, raccontando poi davanti ai giudici quello che Barbie e gli altri avevano fatto a lei e al suo popolo.

Ma in quella dimensione dove la giustizia veniva ristabilita e il prezzo veniva pagato in base alle proprio colpe la ragazza strappò l'arma dal soldato, lo freddò con un colpo allo stomaco prima di sparare contro Barbie. In quel momento gli ebrei si girarono. Videro il tedesco cadere con le rotule esplose e la ragazza che continuava a colpirlo facendo saltare ogni singola articolazione. Poi i disperati come una marea umana lo travolsero.

Maddicks tornò in se nella sala sotterranea dell'Hydra mentre le urla del vampiro erano sempre più alte, talmente forti da risultare un suono quasi indistinto.

Il Demone si trovò invece in Bolivia nel giorno in cui la sorella della madre di Concita Alonso avrebbe iniziato il suo calvario nel “corridoio del dolore” del palazzo del governo.

Dalla stanza erano appena usciti Maddicks e Spector.

I loro passi non si sentivano più sul pavimento di mattoni. Barbie chiuse la porta. Il suo sorriso era quello dei primi giorni nelle SS. I suoi denti e i suoi occhi azzurro mare sembravano immuni allo scorrere del tempo. La ragazza sul tavolo non provava più a dimenarsi.

La nudità non la vergognava, la terrorizzava. L'idea che quegli strumenti potessero tagliare e profanare le parti più delicate del suo corpo la inorridiva. Se avesse potuto sarebbe morta lì. Se solo fosse bastato un pensiero per farlo.

Sentì il tedesco infilarsi i guanti e poi prendere dal tavolo il bisturi dalla lama più piccola.

-Da dove cominciamo, hai delle preferenze?- si avvicinò con la punta al suo stomaco e accarezzò con il metallo freddo l'ombelico.

-Sai sono molto orgoglioso della tecnica che ho perfezionato. Soffrirai molto questo è indubbio, ma non ci sarà mai il rischio che tu possa smettere di gridare, di invocare pietà o la morte prima del tempo. La tua vita è in mano mia e questa è la cosa che adoro, quasi più della tortura in se e dei giovani corpi come il tuo.- il ghigno anticipò il primo taglio.

La ragazza si promise di non gridare, ma la resistenza durò poco. Concita sotto la maschera aspettava il momento in cui la vittima sarebbe diventata il carnefice. Barbie fece una piccola interruzione e tornò con un panno inumidito nell'alcool per disinfettare i tagli.

-E' proprio vero che la cura è peggiore della malattia.

La sua mano venne bloccata da quella della giovane. Si era liberata e aveva in mano un bisturi. Lei non andò per il sottile e l'occhio di Barbie fu come burro per la punta. Iniziò ad urlare e con la pupilla buona vide la ragazza incombere su di lui.

Moon Knight scosse il demone.

-E' finita.- disse indicando Barbie.

Il nazista era come un pupazzo senza fili, disarticolato sui gradini che portavano al trono.

-Andiamocene di qui. Ho bisogno di qualcosa di forte.

Il Demone guardò Maddicks che aveva appena parlato.

-Prima farò la cosa che mi hai chiesto. La maschera mi sta abbandonando e così il suo potere. C'è tempo per quest'ultimo atto.

Maddicks sospirò.

-Lo faccio per te Spector. Mi farò togliere dalla ragazza il ricordo della vera identità di Moon Knight.

Marc con tutto quello che era successo non pensava più al fatto che un criminale conoscesse il suo segreto. Non si aspettava che Simon di sua spontanea volontà accettasse quell'intrusione.

-Una cosa soltanto Spector. Spero che da oggi in poi potremo essere amici e, se non proprio tali, alleati. Quello che ho visto nella testa di quel vecchio nazista vampiro mi è bastato per una vita intera e della mia ne ho già sprecata metà.

L'Averla sembrava sincera e Moon Knight sentiva che poteva essere davvero l'inizio di qualcosa ora che il passato non tormentava più entrambi e stava davanti a loro dentro un cadavere con le orbite spalancate dalla paura e dalla sofferenza patite.

-Forza Demone dacci dentro con il mio cervello, di solito preferirei che le donne mettessero le mani da altre parti...- si faceva coraggio ma non ne aveva bisogno, le dita del demone entrarono nella sua nuca come non ci fosse carne e osso.

Rimasero pochi secondi e allo sguardo esterno di Moon Knight sembrò di vedere un tecnico alle prese con i fili capricciosi di una televisione. Alla fine il Demone le ritrasse e l'Averla ebbe sono per qualche istante il residuo di un pizzicore, poi più nulla.

Si voltò verso l'eroe e gli disse soltanto.

-Bel lavoro. Potremmo fare coppia altre volte che ne dici?

Il sorriso di Spector spuntò dal tessuto strappato della maschera.

-Anche tu non sei stato male. Cosa pensi di fare?

-Scusarmi con il tuo amico detective e chiedergli se vuole un socio. Secondo te potrebbe essere interessato?

-Le collaborazioni migliori sono quelle che iniziano cercando di uccidersi a vicenda.

-A dire il vero l'unico che rischiava di lasciarsi le penne o di scottarsele era Gun.

Moon Knight aveva ancora una questione in sospeso prima di andarsene da lì ed era rivolta al Demone.

-Non sono pratico di soprannaturale e ammetto che quando mi sei corsa incontro e mi hai usato come punta spilli per il tuo spadone ho pensato che non sarei uscito vivo da questo buco.

-E' grazie a te che la spada ha potuto raggiungere l'anima di Barbie. La trasformazione in vampiro l'aveva ridotta, nascosta in profondità con la sua umanità.

Maddicks frugò nelle tasche in cerca di una sigaretta.

-Umanità? Non farmi ridere. Se quello strisciava vicino ad un serpente, al rettile sarebbe venuta la nausea.

Moon Knight aspettava ancora quell'ultima spiegazione.

-La prima volta che l'ho colpito non sono riuscita a raggiungerla, ma con te è stato diverso, la spada ti aveva già assolto e le anime ti hanno usato per amplificare il loro potere. Quando ti ha morso, le cose che ti ha detto hanno mostrato per un attimo la sua umanità, un attimo che gli è stato fatale. Non preoccuparti la spada ti ha curato, non diventerai come lui.

la voce demoniaca stava iniziando a cambiare e di colpo la maschera cadde dal viso riportando alla luce gli occhi provati e il viso della ragazza .

Moon Knight la sostenne, raccolse la maschera e la prese in braccio.

-L'eroe, la bella, il compagno che ha ricavato un bel po' di lividi e una gran sete di roba forte e il mostro spiattellato sui gradini. Direi che possiamo mettere la parola fine a questa brutta avventura.

Concluse con una certa ironia Maddicks prima di avviarsi con gli altri verso l'uscita dal bunker.

 

***

 

Frank Darabont non era un tipo da inferno e paradiso.

Era certo che dopo la morte ci fosse il nulla. Le fiamme che gli venivano incontro arrampicandosi sulla roccia dello strapiombo da cui stava per essere gettato da Speed Demon, distrussero quella convinzione. Vedeva le lingue fustigare un' aria densa che ad ogni colpo si apriva liberando del nevischio scuro. Marlene aveva perso i sensi, la sua coscienza non aveva retto di fronte a quel viaggio infernale. Speed Demon stranamente taceva, trattenendoli. Si bloccò e il suo piede fece cadere un po' di terriccio dall'orlo del baratro.

-Siamo quasi in inverno. Tutti vogliono andare in un luogo caldo, vi assicuro che non ce n'è uno più bollente di questo.

Disse riprendendo per un attimo la parola.

Chiese trattenendo una risata.

-Pronti a scendere? Per caso lo sbirro pensava che vi avrei gettato dalla rupe?- si accorse solo in quell'istante che Marlene non era più con loro.

-Avrà un brusco risveglio.

-Mai come il tuo quando riprenderai i sensi.- il contenuto era deciso minaccioso, ma la voce di donna suscitava ben altri pensieri.

Speed Demon si voltò leggermente e vide delle spire viola afferrare lui e le sue prede e iniziare a trascinarli indietro verso il punto dove c'era il portale.

-Cosa sta succedendo?

La porta tra il mondo infero e la sede dell'Arcana si aprì di nuovo, di colpo e sulla soglia dietro quell'emissione di energia c'era una figura femminile sinuosa e affascinante su cui risaltavano per i riverberi delle fiamme i lunghi capelli rossi.

-Dai non farti pregare velocista. Non mi piace sentirmi respinta.

Speed Demon cercava di innescare la quinta demoniaca e correre nella direzione opposta, ma le spire erano più forti e vedeva attraverso il varco il corridoio dell'edificio e l'ombra che assumeva contorni più definiti.

Alla fine Speed Demon e le sue vittime finirono in terra strattonati dai tentacoli che rientrarono nella figura. Il varco si richiuse e alla luce del corridoio l'essere si rivelò per quello che era: Satan la figlia del diavolo. Speed Demon si perse in quell'apparizione. La ragazza aveva ripreso ad indossare il suo costume anni 70 e questo voleva dire che tra i pantaloni attillati e la scollatura che partiva dall'ombelico per allargarsi sul seno, molto poco era lasciato all'immaginazione.

-Ti piace la mercanzia, scommetto che vuoi vederla più da vicino. Che ne dici di iniziare dal mio stivale.

Gli sferrò un calcio in faccia. Frank Darabont stava cercando di svegliare Marlene.

Speed Demon si rialzò e iniziò a mulinare le mani.

-So chi sei. Non mi interessa chi è il tuo paparino, ci sono poteri più forti di lui.

-Non sei tra questi.

Satana alzò le braccia e dai bracciali intorno ai polsi si sprigionarono energie mistiche. Speed Demon non riuscì ad opporsi e Satana rivolse contro di lui la forza di velocità delle sue mani catapultandolo contro il muro. Scivolò dalla parete dove aveva lasciato la sua sagoma.

-Marlene riprenditi, non so chi sia questa pazza, né perché ci ha tolto dal barbecue, ma dobbiamo andarcene.

-Maleducato. Non si lascia una signorina, non dopo che ti ha salvato la pelle.- con un gesto Satana catapultò una gabbia magica intorno ai due. Speed Demon tremava, era tornato il criminale di serie b che non riusciva a controllare la vescica quando la situazione precipitava.

-Prima di farti perdere i sensi in modo doloroso e spedirti in un posto da cui anche con la tua velocità farai fatica a tornare, devi dirmi chi è stato a darti questi poteri?

Speed Demon biascicò.

-La formula del demone della velocità. Sono stati quelli della fondazione a contattarmi. Ce ne sono altri che hanno beneficiato di questo potere.

-La fondazione Arcana?

Speed Demon si coprì il viso per paura di un' altro calcio.

-Si. Mi hanno fatto incontrare un uomo. Lui aveva il libro con la formula.

-Milo Warren?

Speed Demon non ne conosceva il nome.

-Non so chi fosse. Ti prego...

-Forza piagnucola ancora un po' mi diverte, mentre penso a dove spedire la tua carcassa.

-Portiamo il male nel mondo, dovresti essere dalla nostra parte.

Provò a convincerla. Lei rimuginò in modo sadico sul da farsi.

-Tu sei solo una pedina. Milo Warren, se è davvero lui dietro a tutto questo, sta trafficando con forze che non sono di questo mondo. Si è fatto notare parecchio, troppo.

Schioccò le dita e Speed Demon scomparve senza riuscire neppure a gridare il suo dissenso.

-Così dovrebbero sparire tutti gli uomini e non solo quelli rimorchiati nei bar dopo una notte di sesso. La mattina ti svegli e non ci sono più. Sono cose queste che feriscono i sentimenti di una figlia di Satana.

Andò verso la gabbia, Frank se ne stava in un angolo. Marlene era distesa e usava le sue gambe come cuscino.

-Che carini.- disse Satana facendo sparire la prigione mistica.

-Chi diavolo sei?

-Fuochino.

In quel momento anche Marlene riaprì gli occhi. Vide gli stivali di pelle con i bordi di pelo di Satana e da lì segui prima le gambe infilate in pantaloni lucidi e poi il corpo della bella creatura demoniaca, per arrivare ai suoi capelli ramati e ai suoi occhi rossi e neri come braci.

-Frank... dove siamo? Chi è questa? Dov'è quel tipo mascherato?

-Vi darò qualche risposta e in cambio voi farete lo stesso, ma adesso è meglio che andiamo a casa mia, li staremo più comodi e se Frank lo vorrà potrà usare un po' della mia energia sessuale per guarirlo dai lividi.

Marlene lo fissò negli occhi.

-Frank sta bene com'è e noi non ci muoveremo di qui se prima...

 

***

 

-Ma. la vista da qui è come se fossimo dentro i cartelloni di Times Square. Non è possibile.- Marlene si staccò dalla grande finestra che occupava una delle pareti dell'attico dove li aveva condotti Satana.

Sorseggiò il vino dal calice e si avviò verso il grande tavolo sostenuto da quattro gargoyle di pietra. Qui c'era Satana che versava del normale caffè a Frank. Sia lui che Marlene erano ancora nella fase in cui si stupivano e chiedevano spiegazioni per ogni cosa che vedevano in quell'appartamento.

Satana pensava a loro come a teneri, ingenui cuccioli. Marlene appoggiò il bicchiere e trovo il conforto della sedia più comoda che avesse mai conosciuto. Era come se l'oggetto sapesse che parti del suo corpo rilassare. La curiosità suscitata dalla vista spettacolare non aveva ancora trovato risposta.

-Posso immaginare la vostra sorpresa nel trovarvi qui, in un appartamento mistico, però questa è davvero l'ultima curiosità che soddisferò, poi abbiamo altro di cui parlare.

-Ultima giuro.- disse Marlene stupendosi del tono quasi fanciullesco. Guardava il bicchiere e pur immaginando che in quel vino ci fosse qualche pozione strana non poteva fare a meno di portarlo alle labbra.

-Quella che vedi è una delle tante Manhattan che esistono contemporaneamente. Questo appartamento è situato in un punto d'incontro tra le varie realtà parallele. L'immagine cambia spesso. Pensa di trovarti in un acquario e di guardare dentro le vasche. Ogni volta i pesci sono diversi. Ce ne sono di innocui e di pericolosi e così è per le Manhattan, le New York, i mondi che esistono insieme al nostro.

-Ho bisogno di altro caffè. Stanotte tra fondazioni del mistero, criminali velocisti infernali e sventole magiche ho coperto la mia quota di stranezze per una vita e mezza.

Satana sorrise.

-Io so invece che non sei così digiuno di bizzarrie come vuoi far credere. Sbaglio o lavori spesso con Moon Knight? Ultimamente non avete avuto a che fare con delle sirene di Atlantide? (1)

-Fai domande di cui sai già le risposte. Posso fartene una io sincera?

-Spara ma stai attento sono molto sensibile.

-Sei davvero la figlia di Satana?

-Si. Vuoi che ti presenti i miei? Vuoi chiedere la mia mano?

-No. Sono più interessato a sapere cosa ci facevi alla fondazione Arcana stanotte.

Marlene drizzò le orecchie. Il fatto di trovarsi lì nella casa spazio temporale di Satana dimostrava che c'era molto di più di qualche imbroglio finanziario dietro i soldi che erano passati dalla Spectorcorp alla fondazione.

-Io e mio padre la pensiamo diversamente su questo mondo. A me piace viverci e preferisco la vostra compagnia a quella dei servitori che puzzano di zolfo. Mi piace perché non ci si annoia mai e c'è un grande fervore religioso e mistico soprattutto in periodi come questi, dove la paura è grande e le crisi si susseguono come le piaghe d'Egitto.

-Per farla breve?- incalzò Marlene che stava riuscendo a staccarsi dal vino demoniaco.

-Qualcuno sta giocando da parecchi mesi con un fuoco che non gli appartiene e le sue intenzioni sono quelle di usarlo per bruciare tutto e costruire sulle ceneri del vecchio un nuovo mondo a sua immagine.

-Stai parlando dei tipi della fondazione Arcana?- chiese Frank finendo il caffè.

Satana alzò una mano e piegò all'indietro due dita. Le tazzine si sollevarono e iniziarono a fluttuare verso il lavello.

-La fondazione Arcana, come suggerisce il suo nome, ha sempre cercato di rimestare nel mistico, nella magia svelando misteri legati all'archeologia e alla vostra storia. La loro cerchia si è allargata con il tempo e vi sono entrati esponenti di altre aziende, tutti ossessionati o dalla pietra filosofale o, vista la loro età media, dalla fonte dell'eterna giovinezza.

-Niente di nuovo. L'America più che sull'indipendenza è fondata sulle società segrete.- confermò Frank attirato dall'acqua che scorreva nel lavello e dal panno che, sospeso nell'aria, strofinava le tazzine.

-Esatto, ma poi la loro strada si è incrociata con quella di un certo Milo Warren, sempre che sia il suo vero nome.

Marlene sobbalzò sulla sedia che di colpo non era più il paradiso dell'ergonomica.

-Nelle mie ricerche sui soldi spariti dalla Spectorcorp è uscito più volte questo nome. E' un archeologo?

-Era ossessionato dai misteri terrestri e non. Cercava ovunque tracce di civiltà aliene e roba simile. Aveva già approcciato in passato la Fondazione, sperando che sostenesse le sue costose ricerche dell'Eldorado o di Babbo Natale, rimediando solo dei rifiuti categorici.

-Ma qualcosa ha fatto cambiare idea ai membri?- anticipò Frank.

-Esatto e quel qualcosa è stato il ritrovamento da parte di Milo di un oggetto molto potente. In grado di trasformare criminali come Speed Demon in messaggeri infernali. E purtroppo, stando alle parole di quel Mercurio andato a male, non è stato l'unico a beneficiare di quel potere. Mi sono fatta una certa idea su cosa sia, non ho però ancora le prove per supportare la mia tesi. Onestamente spero di sbagliarmi.

Su quelle parole iniziò a squillare con forza il cellulare di Marlene. In quel luogo sospeso, ritagliato tra i “dove” e i “quando”, la donna si trovò a prendere il suo apparecchio e a portarlo all'orecchio anche con un certo imbarazzo.

Satana sbuffò.

-Indelicata. Proprio nel momento delle rivelazioni.

Frank vide Marlene allontanarsi e cercare un luogo appartato. C'erano tante porte e ognuna poteva celare sia il bagno che un abisso in cui abitava una piovra da appartamento.

Satana capì il problema.

-La porta rossa. C'è un salottino e nessun salto spazio temporale in un mondo medievale dominato da insetti. Quello lo trovi dietro la verde.

Frank aveva smesso di seguire i discorsi di Satana. Marlene non ci mise molto al telefono, ma quando uscì aveva una nuova priorità.

-Devo tornare indietro, nella mia New York. Ho una cena stasera a cui non posso mancare.

Satana stava per schioccare le dita quando Frank si alzò.

-Vado anche io. Che ne dici però figlia di Satana  -non riusciva a credere di averla chiamata così - se noi due ci rivediamo in un posto più normale per continuare questa chiacchierata?

-Mi sembra un'ottima idea. Quando hai pensato ad un luogo ed ad un orario associaci il mio nome nella tua mente e saprò dove trovarti.

-Leggi nel pensiero?- tremolò lo sbirro avvicinandosi a Marlene che non aveva più detto una parola.

-Si e devo ammettere che pensavo che avessi fantasie sessuali più tradizionali. Comunque la mia vagina non ha né denti né occhi di serpente.

Marlene lo guardò malissimo prima che lo schiocco delle dita di Satana lo togliesse da quell'imbarazzo.

 

EPILOGO

 

-Accosta qui.

L'autista ubbidì all'uomo sui sedili posteriori e fermò sul bordo della strada la berlina scura. Stava smontando per aprirgli la portiera, quando l'uomo seduto dietro lo bloccò.

-Faccio da solo. E' una piccola sosta.

L'autista lo sentì scendere. Lo aveva visto in faccia solo una volta e si era pentito di averlo fatto. Da dove usciva quell'essere? Cosa era successo al suo viso? Sembrava che una parte del volto non avesse mai conosciuto la luce, mentre l'altra aveva qualcosa sulla pelle che la faceva assomigliare a inchiostro sporco.

Tirò giù il finestrino e si accese una sigaretta.

-Pensavo avesse una fretta del diavolo.- rimuginò tra se aspirando dalla sigaretta -Certo che da quando quel Warren si è messo a collaborare con la fondazione questa macchina ne ha visti di tipi bizzarri.

-Qualche spicciolo signore.

L'autista non se n'era accorto, ma vicino ad un vicolo che affondava tra alcuni palazzi c'era un barbone. Un uomo senza più lavoro che mendicava un po' di dignità. Aveva un cartello al collo che la pioggia aveva reso illeggibile.

Stava inginocchiato vicino ad una scatola di cartone dove luccicavano alcuni cent. Quello era il massimo di bontà che era riuscito ad ottenere. Lo sventurato alzò la testa, i capelli che non vedevano acqua e shampoo da un bel po' gli si rizzarono sul cranio. I suoi occhi si persero in quelli dell'uomo elegante che ora lo fissava dall'alto.

Stava per allungare verso di lui la sua mano, quando un giovane in giacca e cravatta e sorriso natalizio si intromise e lasciò nella scatola 5 dollari. Il barbone li prese subito non credendo che fossero veri.

-Grazie. Dio la benedica.

Il giovane era felice per aver portato un po' di sollievo.

-Per così poco. Dovrebbe maledire chi sta qui a guardare e non fa niente.- non si era quasi accorto dell'uomo distinto al suo fianco, ma sembrava che le parole fossero destinate a lui.

-E' davvero una brava persona.- sentì dire alle sue spalle.

Il barbone non interessava più all'uomo della berlina adesso il suo obiettivo era un altro: Il buon samaritano. Corromperlo gli avrebbe dato molta più soddisfazione del poveraccio nel cartone.

-Posso stringerle la mano?- disse allungando la sua che era di un bianco pallido, quasi cadaverica.

L'uomo si trovò in difficoltà.

-Non ho fatto niente di che.

-L'ha fatto.- la mano rimase lì e alla fine il buon samaritano la strinse. Bastò quel tocco perché un' energia scura simile ad un filamento di petrolio avviluppasse le dita, il polso, per poi irradiarsi come un rampicante lungo tutto il braccio. Il barbone non se ne rese neanche conto fino a quando l'uomo dei 5 dollari non tornò da lui. Camminava leggermente storto e il braccio destro pendeva un poco inerte.

-Vorrei darti ancora qualcosa.- disse.

Il barbone alzò la testa dal barattolo con gli spiccioli solo per essere preso in faccia da un calcio del buon samaritano. Una pedata fortissima che gli portò via i pochi denti buoni. Si tenne la bocca che sputava sangue prima che il buon samaritano lo aggredisse di nuovo. Il rumore dei colpi e delle grida accompagnarono l'uomo della berlina fino alla macchina. Entrò e disse all'autista.

-A villa Spector. Mi aspetta un'altra buona azione.

 

Continua... 

 

 

 

 

NOTE

 

Si conclude con questo numero l'avventura in quattro parti che ha scavato un po' nel passato di Marc. L'utilizzo di un personaggio realmente esistito come Klaus Barbie è stata voluta per porre l'accento su come il nazismo recentemente nei media tradizionali sia stato ammantato da fin troppa fantasia, basti pensare al recente film di Capitan America. La mia intenzione, se ci sarò riuscito lo diranno i lettori, era riportare l'attenzione sul vero orrore che è stato e sui veri super criminali che l'hanno perpetrato. Per questo i flash incubi di questo episodio sono fatti realmente accaduti, e nemmeno i peggiori credete a me, che si possono leggere nei documenti del processo a Klaus Barbie.  Poco tempo fa c'è stata la giornata della memoria, questo è il mio modesto contributo per non dimenticare quella terribile pagina della storia di tutti.

 

(1) Nei primi due numeri di questa serie.

 

Nel prossimo episodio:  Marc e Marlene avranno una notte tutta per loro o almeno questo credono fino a quando qualcuno non suonerà alla porta.